Il 30 settembre del 2010, Square-Enix ha immesso sul mercato la prima versione di Final Fantasy XIV, un videogioco che ha confuso i numerosissimi appassionati della serie che già nel 2002 si erano persi l’undicesimo episodio. Con due anni di anticipo rispetto all’esordio di World of Warcraft di Blizzard Entertainment, infatti, ebbe luogo la prima penetrazione del mercato degli MMORPG ad opera di un publisher AAA, il primo approdo in un universo che in molti faticavano a comprendere.
Final Fantasy XI non riuscì mai nell’improbabile intento di dominare il sottobosco della cultura pop, impresa portata a termine unicamente dal suo “rivale” occidentale, ma mise in scena un mondo straordinario, quello di Vana’diel, destinato a rimanere appannaggio di una comunità ristretta, fatta di fan duri a morire e di quelle poche persone pronte a fare il grande balzo nel territorio sconosciuto degli universi condivisi online.
Per tanti fan, Final Fantasy XI fu il primo MMO in assoluto. Per tantissimi utenti, fu la prima volta che un videogioco “si permetteva” di domandare il pagamento di un canone mensile, cosa che al giorno d’oggi rappresenta lo standard, fra pass battaglia ed espansioni che mascherano sapientemente questo modello di business. Queste caratteristiche, d’altra parte, fecero sì che la maggior parte degli appassionati di Final Fantasy balzarono direttamente dall’epopea di Tidus fino al bistrattato Final Fantasy XII di Yasumi Matsuno, ignari dell’odissea che sedeva nel mezzo.
La medesima situazione, per certi versi, si è ripetuta tale e quale undici anni fa, quando Square-Enix ha spalancato i battenti su un nuovo MMORPG, stavolta ambientato nel mondo di Eorzea, idealmente destinato ad imporsi come un titano della categoria. Il resto, come si suol dire, è storia. Il lancio fu un disastro, molti reduci dell’undicesimo capitolo abbandonarono la nave, la ritenzione dell’utenza era ai minimi storici, insomma, c’erano tutte le avvisaglie di una sconfitta che si sarebbe tradotta in un abbandono prematuro.
Ma con una mossa inaspettata, Square-Enix annunciò di non voler mollare, mettendo il progetto di un reboot nelle mani di Naoki Yoshida, il cui team si rese protagonista di uno straordinario lavoro di restauro oggi divenuto celebre in tutti gli angoli dell’industry, al punto che esistono addirittura documentati che raccontano tutti i dettagli di questo periodo storico. Final Fantasy XIV: A Realm Reborn ebbe un impatto tanto potente da trasformarsi, nel giro di pochissimo tempo, in uno fra gli MMO leader del mercato, trascinando vecchi e nuovi fan nel suo tessuto di trame mozzafiato.
Quello che era estremamente difficile da ipotizzare, è che il nuovo progetto di Yoshida avrebbe alzato l’asticella un’espansione dopo l’altra, ampliando costantemente la sua playerbase, aumentando considerevolmente i valori produttivi, trasformandosi senza mezzi termini in uno fra i migliori capitoli di Final Fantasy mai realizzati. E anche se dopo tutti questi traguardi è difficile spiegare ai più che vale la pena di oltrepassare l’etichetta dell’MMO, ormai esistono almeno 14 milioni di appassionati che sanno cosa si cela oltre i cancelli di Eorzea.
Con la release per PlayStation 5 della versione beta di Final Fantasy XIV next-gen, titolo che attenzione, ancora non è giunto al termine, Suare-Enix chiude il cerchio della sua maturità artistica. Attraverso questa edizione, l’opera diventa a tutti gli effetti un capitolo canonico, fruibile al massimo del potenziale da chiunque abbia una console di nuova generazione, nonché pronto a regalare a qualsiasi fan del franchise l’opportunità più unica che rara di vivere una vita parallela in mezzo a magie, Chocobo e Moguri.
La versione PS5 di Final Fantasy XIV mette sul piatto una risoluzione fino a 4K, un framerate fino a 60fps, una straordinaria riduzione dei tempi di caricamento e una spettacolarità visiva che ormai sfugge a tutte quelle configurazioni PC che stanno iniziando a mostrare i primi segni del tempo, come ad esempio la nostra 1080.
Oltre a presentarsi come un titolo “nuovo” secondo la maggior parte delle prospettive tecniche, questa edizione amplia il parco dei Trofei e riesce, finalmente, a rendere giustizia agli sforzi degli artisti della casa, che espansione dopo espansione hanno notevolmente alzato l’asticella dell’ambizione. Aggiungendo al calderone lo straordinario supporto al gamepad, in questo caso il DualSense, e una serie sterminata di opzioni di personalizzazione dell’esperienza di gioco, si ottiene un capitolo di Final Fantasy capace di soddisfare persino le esigenze dei palati più difficili.
Se una volta la versione free-trial di A Realm Reborn permetteva di farsi strada solamente fino al livello 35, assaggiando i contorni di una trama mastodontica e vivendo superficialmente il sistema di combattimento, il restyling portato dalle ultime patch consente ai giocatori “in prova” di vivere al massimo il gioco base e la prima espansione Heavensward. Ciò significa che lo scrigno di Eorzea è volenteroso di offrire a chiunque centinaia, se non migliaia di ore di contenuti di altissimo livello senza che ci sia bisogno di strisciare la carta di credito. Ma cos’è che rende grande Final Fantasy XIV?
La fanbase di Final Fantasy ha conosciuto una frattura nel corso degli ultimi anni: da una parte ci sono i fan di vecchia data, stoicamente ancorati alle proprie posizioni, convinti che la saga abbia conosciuto un inesorabile declino attraverso gli episodi più recenti. Dall’altra ci sono gli entusiasti, che assieme ai nuovi giocatori continuano ad emozionarsi anche di fronte a storie e deviazioni filosofiche senza dubbio distanti dalle ispirazioni più antiche. Final Fantasy XIV, dal canto suo, rappresenta il solido ponte pensato per ricongiungere gli estremi di questa voragine.
Pescando a piene mani dall’immaginario fantasy e post-fantasy dei primi capitoli della serie, l’opera supervisionata da Yoshida mette sul piatto una trama principale che non ha nulla da invidiare a quelle delle istanze più amate, e lo fa mescolando stralci di una mitologia nota ai più con un’eccellente scrittura originale, il tutto all’ombra della componente MMO. Questa apparentemente smisurata ambizione si traduce, nel concreto, in una serie di caratteristiche uniche per il genere.
La prima, e la più importante, è che Final Fantasy XIV può essere vissuto e giocato proprio come se fosse un episodio “offline” e stand-alone; la struttura della campagna, che ha un focus sulla narrativa completamente alieno al mondo MMO, si presta perfettamente alla fruizione in giocatore singolo, consentendo a chiunque di misurarsi con i retroscena di Eorzea senza che sia in alcun modo necessario partecipare alle attività di gruppo più complicate.
Heavensward, espansione presente nel free-trial e probabilmente la nostra preferita, è stata poi seguita da Stormblood e da Shadowbringers, contenuti aggiuntivi che hanno ulteriormente ampliato questa dimensione, iniettando migliaia di ore di attività e trasformando definitivamente Eorzea in un mondo parallelo. Lontano dalla competitività dei raid, infatti, è oggi possibile condurre una vita tranquilla oltre lo specchio di Final Fantasy, costruendosi una casa, andando a pesca oppure allevando Chocobo una volta ritiratisi dalla missione per la salvezza del mondo.
La seconda caratteristica unica di Final Fantasy XIV è quella dell’essere uno fra i migliori metaversi videoludici mai realizzati; ogni angolo dell’universo di Hydaelin custodisce citazioni anche alle più piccole sfumature della serie, ospita gli avversari che ne hanno fatto la storia, alza il sipario su attività intramontabili come il gioco di carte Triple Triad originario dell’ottavo capitolo. Capita di passeggiare per i boschi e trovarsi di fronte al leggendario Odino, capita di iniziare una catena di quest e doversi improvvisamente difendere dai fendenti delle spade di Gilgamesh.
Ad andare in questa direzione è anche e soprattutto il tessuto artistico che sorregge l’opera, sempre volenteroso di citare e rispolverare vecchie ispirazioni pronte ad emergere all’improvviso dalle trame dei raid, che stanno continuando a rendere omaggio a entità mitologiche come Exdeath o Kefka Palazzo. Allo stesso modo, non sono da sottovalutare le collaborazioni maturate nell’orbita dell’MMO, fra cui la più recente con Nier: Automata di Yoko Taro, da cui sono scaturiti una serie di raid per 24 giocatori strettamente legati all’universo di 2B e 9S.
Non si tratta di semplice citazionismo, perché gli artisti e gli scrittori dello studio sono riusciti nel tentativo di confezionare personaggi originali di grandissimo spessore, specialmente nei confini dell’ultima espansione Shadowbringers, tessendo racconti di altissimo livello e traducendoli visivamente come meglio non si poteva. Senza contare che il design affascinante che ha toccato tanto i personaggi quanto le (splendide) ambientazioni, è stato musicato da Nobuo Uematsu prima e da Soken poi, che hanno spesso alzato il valore dell’amalgama oltre il recente limite dei capitoli “offline”.
E poi? Beh, poi c’è la componente MMORPG. Final Fantasy XIV è un videogioco online estremamente inclusivo, nel senso che mette a disposizione degli appassionati uno stuolo di contenuti estremamente variegati. La maggior parte delle attività sono alla portata di tutti, prive di dinamiche particolarmente complesse, e non esitano a ricompensare i giocatori con iniezioni di dopamina legate alla componente collezionistica e alla soddisfazione personale.
L’esperienza, oggi, raccoglie oltre ottanta dungeon da affrontare insieme ad altri avventurieri, dozzine di boss fight definite Trials, una moltitudine di raid per 8 e per 24 giocatori, attività stagionali che hanno spaziato dal dungeon crawler procedurale all’esplorazione di mondi aperti ostili eredi dell’undicesimo episodio. Dal momento che le cose da fare si sprecano anche lontano dal fronte dei combattimenti, e che ciascun personaggio può padroneggiare qualsiasi classe o professione, lo scatolone è più ricco che mai.
Sebbene la scena hardcore non abbia mai potuto contare su un appoggio simile a quello che la community di World of Warcraft fornisce costantemente ai giocatori più dedicati, l’ecosistema endgame di Final Fantasy XIV è uno dei meglio riusciti nel panorama dei giochi come servizi, ed è anch’esso caratterizzato dalla medesima cura artistica che illumina il resto dell’offerta. Insomma, che vogliate allevare il vostro Chocobo personale, comprarvi e arredare una casetta in riva al mare, vivere una grande avventura o affrontare i nemici più pericolosi del pianeta, Eorzea ha una risposta per le vostre esigenze.
Tutto perfetto, quindi? Nonostante Final Fantasy XIV sia stato interamente ricamato attorno al concetto di accontentare qualsiasi genere di videogiocatore, dal semplice fan della narrativa della saga fino al patito del crafting, ci sono ancora un paio di spigoli che necessitano di essere limati. Il più evidente risiede senza dubbio nelle carenze sul piano delle attività ripetibili: dal momento che il comparto PvP del titolo è praticamente inesistente, e di fatto non esistono controparti né delle Arene né tanto meno di quelle Mitiche+ che hanno fatto la fortuna di Warcraft, Final Fantasy XIV è un titolo che ben si presta ad essere giocato per brevi periodi condensati attorno alle maggiori patch; un fattore, questo, che può essere preso sia come un pregio sia come un difetto.
Allo stesso modo, il mondo di gioco tende rapidamente all’obsolescenza, ed è molto difficile incontrare altri giocatori al di fuori delle aree che racchiudono i contenuti più recenti; testando nuovi personaggi in occasione del lancio su PS5, in effetti, ci siamo ritrovati perlopiù ad attraversare mappe deserte, spesso visivamente arcaiche a causa dei limiti risalenti a PS3, nonché costellate di attività ormai prive di ricompense rilevanti sul lungo periodo, ma c’è da dire che questo problema è condiviso da tutti gli MMO che abbiano raggiunto una certa longevità.
Ma tralasciando la ricerca del pelo nell’uovo, la release della versione beta di Final Fantasy XIV su PlayStation 5 ha messo in luce ancora una volta le straordinarie qualità di uno fra i migliori MMORPG dell’ultima decade; un titolo che riesce a scardinare qualche assioma del genere, srotolandosi su un tappeto artistico di grandissima qualità e lungo una componente narrativa più che mai vicina all’ispirazione tradizionale della saga.
Lo abbiamo affermato più volte, e lo abbiamo reiterato nella recensione di ciascuna espansione (qui potete leggere quella di Shadowbringers), ma vale la pena ricordarlo ancora una volta: qualsiasi fan della serie di Final Fantasy dovrebbe almeno dare una chance al quattordicesimo episodio. E dal momento che la prossima espansione Endwalker è ormai alle porte, non c’è momento migliore per mettersi in pari con quella che è ormai divenuta una storia parte della leggenda.
*FONTE: Eurogamer.